ASD Wudang Sanfeng Pai
wudang kung fu

Le arti Marziali di Wudang
Zhang San Feng

Zhang San Feng

Fondatore della tradizione marziale di Wudang si ritiene sia stato l'eremita Chang Dong meglio noto con il soprannome di San Feng (Tre Picchi).
Infatti, il Wudang Chuan, chiamato più comunemente (anche se impropriamente) il Tai Ji Quan del Wudang, è stato codificato da Chang San Feng attorno al 1267 dC.

Secondo la tradizione il Maestro Chang Sanfeng nacque a mezzanotte del 9 Aprile 1247.
Fin da bambino dimostrò una spiccata attitudine allo studio. Si racconta che, all’età di nove anni, fosse già in grado di commentare i Classici confuciani. Grazie alla sua preparazione, superò gli esami statali ed ottenne incarichi governativi.
Morti entrambi i genitori, Chang Sanfeng si ritirò dalla vita pubblica. Donò tutti i suoi averi ai parenti e, seguito da due giovani apprendisti, prese a vagare per la Cina, sperando d'incontrare un maestro d'Alchimia. Per svariati anni, Chang Dong soggiornò sui monti Bao Ji alla ricerca del perfezionamento delle tecniche di Alchimia Interiore. Questi ultimi erano anche chiamati San Feng, ovvero Tre Picchi. Fu da queste alture che derivò il suo soprannome.

Tra gl'interessi di Chang Sanfeng figuravano anche le arti marziali.
Sembra che, per un decennio, questo eclettico ricercatore si trattenne presso il monastero buddista di Shaolin, nella provincia di Henan, studiando dai bonzi le loro discipline di combattimento. Inoltre apprese da Guo Cheng (il Discepolo prediletto di Yueh Fei) lo Yueh Chia Chuan.
Chang, tuttavia, era convinto che, per neutralizzare un avversario, non fosse necessario possedere qualità fisiche particolari, come quelle sviluppate dai lottatori: per lui, invece, era importante conoscere le zone vulnerabili del corpo umano, e sapere, con esattezza, come colpirle. Conducendo, durante i suoi viaggi, un profondo studio sul corpo umano mise a punto una raffinata tecnica di combattimento, basata sul principio d'attaccare quei punti che, nel corpo umano, rivelavano una particolare sensibilità.

Nel 1267 iniziò a vivere sul monte Wudang dove codificò il Chang Chuan Shi Er Fa Wudang Shan (le 12 tecniche di lotta del palmo del Monte Wudang) dove perfezionava 4 dei 5 animali di Shaolin (Gru, Serpente, Drago e Tigre), inseriva le posizioni strette e potenti dello Yueh Chia Chuan (che daranno vita successivamente allo Hsing Yi) oltre che le circolarità morbide che saranno poi codificate come Pa Kua: il tutto, rispettando i canoni taoisti, in una continua alternanza di duro e morbido, di passaggi ora veloci ed esplosivi ora lenti e controllati.

La leggenda afferma che l'eremita elaborò la sua disciplina in seguito ad un'intuizione improvvisa riportata nel Taijiquan Shiyi di Dong Yinjie. Un giorno, narra il testo, Chang Sanfeng stava tranquillamente osservando il panorama. Sentì gli uccelli che strepitavano e notò un serpente che, con il capo sollevato, attendeva l'attacco d'un airone. Quando questo scese in picchiata, il rettile, con le sue fluide movenze, riuscì ad evitare l'assalto. In seguito, riflettendo sull'episodio, il vecchio creò un'arte marziale dalle movenze agili e sciolte, in tutto simili a quelle d'un serpente.


La biografia di Chang Sanfeng, inclusa nella Storia Ufficiale dei Ming, ne descrive l'aspetto:
"...Era alto, imponente, con l'evidente aspetto dell'uomo longevo, cioè con i segni della tartaruga e della gru. Aveva grandi le orecchie e tondi gli occhi. La sua barba volgeva in alto, come la lama di una alabarda. D'estate come d'inverno, indossava soltanto una semplice veste..."

Già in quel periodo, Chang San Feng possedeva un'enorme reputazione come cultore dell'Alchimia interna taoista. Assuefatto a meditare nel cuore della notte, per render luminosa la propria natura, si diceva che sprigionasse dal corpo un'energia tale da fargli fluttuare l'abito che indossava. Si narrava anche della sua capacità di camminare sulla neve senza lasciare impronte, dei suoi combattimenti contro animali selvatici (si diceva che avesse ucciso tigri e serpenti a mani nude), della sua sovrumana energia, in virtù della quale aveva, da solo, posto un argine di roccia tra un monastero e la valanga che minacciava di travolgerlo.

Le gru e le scimmie della foresta non temevano la sua presenza e si lasciavano avvicinare da lui. Una grossa scimmia, che l'eremita chiamò Xiaoting, era giunta, persino, ad aiutarlo nella raccolta della legna, e, quando il vecchio s'esercitava nelle arti marziali, prendeva gusto ad imitarlo.
Da questi animali Chang San Feng prese spunto per sviluppare i suoi studi. Dalle scimmie prese le posizioni basse e compatte mentre dalle gru derivò le posizioni alte ed ampie e la respirazione.

Un giorno, un principe appartenente alla famiglia regnante si recò a caccia sul monte Wudang. Imbattutosi nell'anziano Chang, ch'era intento alla raccolta di erbe medicinali, gl'intimò, bruscamente, di farsi da parte. L'eremita, per tutta risposta, catturò al volo due uccelli, e mostrò al principe come, nonostante i loro sforzi, gli uccelli non fossero in grado di sollevarsi dalle sue mani aperte. Dichiarò, quindi, che lui poteva cacciare senza usare le armi, ma che, provando pietà verso gli animali, s'asteneva dal farlo. Dopodichè, lasciò che gli animali spiccassero il volo. Un guerriero che scortava il principe, irritato, scagliò una freccia contro il vecchio. Ma questi afferrò il dardo al volo. Quindi, esternando il suo disprezzo verso la violenza, scagliò, con due dita, la freccia contro un albero, configgendovela profondamente.

Nel 1368, scacciato il sovrano mongolo Togon Temur, il governo della Cina passò alla dinastia Ming. Chang Sanfeng, ormai celebre, venne convocato presso la corte imperiale. Indubbiamente, ciò costituiva un grande onore, ma, nel contempo, rappresentava un notevole rischio. Il primo sovrano Ming, Hongwu, era, infatti, noto per la sua crudeltà. Una volta, scoperta una cospirazione, non s'era limitato a punire i colpevoli, ma aveva fatto giustiziare anche tutti coloro che, direttamente od indirettamente, avevano avuto un qualche contatto con i congiurati. Si diceva che i funzionari dello stato iniziassero le giornate facendo testamento. L'ira del sovrano era spaventosa. Quando l'imperatore inveiva, non pochi dignitari crollavano al suolo privi dei sensi. Per sfuggire al pericoloso interesse della corte, Chang Sanfeng si finse matto. Nonostante ciò, nel 1385, Hongwu gli fece recapitare l'investitura ufficiale ad una carica dello stato. Messo alle strette, l'eremita si rifugiò in una remota zona dello Yunnan.

La data della morte di Chang Sanfeng non è nota. Si sa però che il settimo imperatore Ming: Zhengtong, nel 1456, volle tributare a Chang Sanfeng il titolo d'Immortale. Sul monte Wudang fu, inoltre, costruito un tempio dedicato all'eremita.

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Ultimo aggiornamento: 11.04.2012